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L'avventura del Milan di Berlusconi inizia tra ironie e scetticismo, viene interpretata come la follia presuntuosa di un uomo tanto ricco quanto inesperto di calcio vero. La squadra però cambia radicalmente corso dal 1987 e la sua ascesa viene scandita dal ritmo dei trofei italiani e internazionali e da un'impronta di gioco spettacolare, piuttosto lontana dalla tradizione difensivista italiana. Il «bel giuoco» chiesto dal presidente è realizzato da Arrigo Sacchi, allenatore visionario, geniale e troppo esigente (con gli altri e ancora di più con sé stesso), e da una rosa lussuosa, coronata dalla difesa più forte di ogni tempo (Baresi, Maldini, Costacurta, Tassotti) e dai tre magnifici olandesi: Gullit, Rijkaard, Van Basten. Agli anni della ricerca ossessiva della perfezione seguono gli anni della maturità e del pragmatismo, sotto la guida decisa di Fabio Capello e di una società sempre più punto di riferimento mondiale. Giuseppe Pastore, grande narratore e formidabile milanologo, racconta i mille destini e le mille storie che si incrociano, fra trasferte rischiose in campo e fuori, discorsi ispirati, battute memorabili, incidenti che avrebbero potuto essere fatali e notti insonni per l'ansia o i festeggiamenti. Il culmine di quella squadra dorata viene raggiunto nella Finale Perfetta: Milan-Barcellona 4-0, 18 maggio 1994, in una notte in cui le vicende sportive e politiche di Silvio Berlusconi, passato dalla presidenza del Milan a quella del Consiglio dei ministri, si fondono come nel più avvincente e spregiudicato dei romanzi. Ma è tutto vero: è storia, è leggenda, è il Milan col sole in tasca.